L’aria, l’acqua e il fuoco ispirano la poetica creatività di Stefano Poletti, regalandogli emozioni intense e visioni suggestive che si materializzano in scenografici bijoux
EFFIMERI FRAMMENTI DI BELLEZZA
“Sono parigino nello spirito, ma resto italiano nel profondo: è in Italia che torno per ispirarmi, alla sua natura, persino alle sue nebbie invernali”. E’ amante della natura Stefano Poletti ed ecco che sabbie impalpabili, coralli infuocati e sinuose conchiglie rivestono con gioia le levigate superfici dei suoi gioielli, sublimando così l’ispirazione captata dal profumo del mare. Un colpo di vento e… come un soffio, fragili pendenti, immateriali involucri irti di innocui tentacoli imbrigliano a sè languide acquamarine. Luminose perline, ametiste e altre preziosità.
Altre deliziose creature vegetali, palpitanti ciuffi di edera affondano le loro radici in minuscole sfere di vetro soffiato che accolgono poche gocce di acqua vivificatrice per essere appuntate con nonchalance sui candidi revers di un tailleur. Sono gioielli viventi che pulsano di vita propria e che celebrano armoniosamente l’unione dell’uomo con la natura. Nato a Milano nel ’58, Stefano Poletti si trasferisce a Parigi nell’81 dove frequenta la prestigiosa Ecole Bercot: l’Italia e la sua moda troppo “bon-chic/ bon-ton” per i suoi gusti è lontana, qui si respira un’ aria di creatività prorompente. Le donne parigine sono meno complessate, meno formali, ostentano l’eleganza e l’accessorio senza paura di esagerare, convinte che un bijoux può veramente dare un aspetto diverso anche al più semplice tubino nero. Qui per l’alta moda si possono creare intere collezioni di gioielli “assolutamente deliranti”solo per dare una immagine alla sfilata e senza la preoccupazione di cosa vendere dopo. Ed è qui a Parigi che Stefano viene accolto con gioia dai Grandi di Francia per donare un tocco di ineffabile poesia alle loro creazioni Haute Couture.
Come per incanto i sogni giovanili di Poletti si materializzano nei meandri degli atelier francesi grazie agli incontri fortuiti con i miti di un tempo, come il grande Saint Laurent ed Alaia “…geniale nel coniugare felicemente l’alta moda con il pret-à-porter…”. Poletti completa con la sua inventiva le madonne spagnole di Christian Lacroix cariche di piume, pizzi e gioielli, avide amanti dell’ornamento. Esalta il fascino glaciale delle crisalidi di Claude Montana, altere negli abiti e imbrigliate in serragli di reti argentate. Cosparse da scaglie di vetri e specchi. Per la Maison Scherrer avvolge con scenografiche sciarpe di granati le curve sinuose di una deliziosa Letitia Casta e incorona con imponenti quanto spettacolari copricapi dorati misteriose regine dei deserti. Nulla può fermare la sua inebriante inventiva ed un’arte tipicamente italiana quella che molto lo affacina: la lavorazione del vetro di Murano con la sua infinita possibilità di creare oggetti misteriosi, delicati, trasparenti. Così il vetro sembra assecondare ogni suo capriccio creativo, lasciandosi plasmare senza freni inibitori dalla sua ricca immaginazione e fragili trasparenze di pasta vitrea instillano nella sua mente visioni di sagome eccentriche, fantasiose, immaginifiche.
Col tempo l’artista sdoppia la sua frenetica attività: crea una propria linea di gioielli col suo nome venduta in Francia, Belgio, Giappone e continua a collaborare con gli stilisti più famosi. Da una parte dunque, cinque o sei collezioni di bijoux, prodotti in piccole serie, realizzati rigorosamente a mano nel suo piccolo atelier esposti anche in fiere, dall’altra il lavoro per le sfilate, faticoso, con tempi spesso stringatissimi ma che rimane l’incentivo migliore alla sua creatività. Poletti possiede uno stile innato e lo applica in ogni aspetto della sua versatile produzione: collane enormi, scintillanti e leggere, bracciali e orecchini che sembrano garze dorate. Anelli esagerati che invadono le mani, colliers che ornano il collo e scendono fino al decolté, decine di strass infilati o appesi a fili metallici di bronzo e ottone. Fili di canapa tessuti di vetri colorati, delicati, soffiati, racchiusi in fragili gabbie dorate che pendono dai lobi e salgono tintinnanti sui polsi, ametiste, sassi, cristalli di rocca, argille, conchiglie, marmo. Un mélange barocco e naturalista che incanta veramente gli occhi e racchiude l’atteggiamento positivo ed entusiasta verso la vita di questo poliedrico artista-designer: “per andare avanti non bisogna mai smettere di sognare…”
di Roberta Pallavicini e Antonio Siracusa.